SQUADRA FEMMINILE A 11 – INTERVISTA A ELENA UGGE, PORTIERE E CAPITANO

SQUADRA FEMMINILE A 11 – INTERVISTA A ELENA UGGE, PORTIERE E CAPITANO

Elena Uggè, 24 anni, lodigiana. Ingegnere biomedico, si sta specializzando in tecnologie elettroniche. Lavora come tutor in un centro per dislessici e discalcoli. Testarda e determinata, crede nello spirito di squadra. Ama il calcio e lo pratica da 16 anni. E’ portiere e soprattutto è il capitano della squadra femminile a 11 dell’A.C. Crema 1908. A noi ha raccontato tutta la sua passione per il calcio, per lo sport, per le “sue” ragazze.

Capitano, traccia un bilancio della tua squadra?

Siamo forti, tecnicamente. Abbiamo un ampio margine di crescita: possiamo dare molto, dobbiamo prima lavorare tanto sul team. Le difficoltà che abbiamo avuto fino ad ora riguardano prevalentemente questo: Siamo una nuova formazione, non sono ancora terminati gli inserimenti e molte di noi sono ferme da anni. Se poi aggiungiamo che ci sono differenze generazionali importanti – giocano con noi ragazzine ma anche quarantenni – diciamo che non è semplice amalgamarsi e trovare un equilibrio. Ma una volta trovata la quadra, non ci ferma più nessuno. È  una promessa.

Esperienze pregresse?

Sono 16 anni che gioco in porta. Ho cominciato da ragazzina a giocare con i compagni maschi a Lodi. Quando ho avuto l’età adeguata, sono passata a giocare nelle squadre femminili di Riozzese, Accademia Oltre Po e Fanfulla. Il calcio è da sempre la mia passione.

Cosa ti aspetti dal Crema e quali obiettivi?

Dall’associazione sportiva Crema 1908 non mi aspetto niente di più di quello che già non ci sia stato dato. Siamo state da subito accolte a braccia aperte, siamo “viziate” e coccolate. Da subito ci siamo accorte della grande professionalità dell’associazione e siamo state messe nella condizione migliore per dare il meglio. Ora tocca noi. Gli obiettivi sono esattamente quelli che ci ha posto il mister: cominciare a vincere e arrivare ai venti punti. Non lo deluderemo. Quando inizieremo a vincere, non ci fermerà più nessuno.

Il momento più bello in campo?

La prima partita di campionato. Era la prima che giocavo da capitano e entrare in campo con gagliardetto in mano supportata dal calore di tutte è stato emozionante.

Cosa significa essere capitano? Quali responsabilità hai?

Essere il capitano è un’arma a doppio taglio: tante soddisfazioni ma anche tante responsabilità. Sei un esempio per le altre, soprattutto per le piccine, quindi per prima devi saperti comportare sempre nel migliore dei modi. Le soddisfazioni sono di gran lunga superiori: sapere che molte di loro mi cercano anche al di fuori della vita calcistica e mi chiedono consigli, mi fa stare bene. Essere il loro punto di riferimento è gratificante e mi costringe, al contempo, ad essere sempre critica nei miei confronti per poter suggerire loro il meglio.

Calcio e donne. Il calcio femminile sta prendendo campo, finalmente.

Finalmente, direi! Vorrei che finalmente fosse chiaro che giocare a calcio per una ragazza non è un capriccio, come spesso pensano i genitori quando una bimba manifesta la sua intenzione. Lo hanno pensato anche i miei genitori, oggi hanno cambiato idea. Tutti i preconcetti come “è uno sport maschile”, “si rischia di farsi troppo male” ecc non corrispondono alla realtà. Il calcio femminile è diverso da quello maschile. C’è molta più probabilità di infortunarsi in autonomia che per contrasto, come capita per le altre discipline sportive.

Cosa pensi del mister?

Uno dei migliori coach che abbia mai auto. Tecnico e tattico, sa come lavorare e fa sempre degli allenamenti particolare . La sua disciplina è basata poco sulla resistenza , molto sul concetto. Ogni esercizio è ragionato, ci fa ragionare e dà riscontro fisico.

Quanto conta il tifo e com’è la vostra tifoseria?

La tifoseria è importantissima. Per il momento ci vengono a vedere soprattutto i genitori, ci seguono anche in trasferta e sono caldissimi, sempre pronti a incitare e sostenere la squadra. La nostra tifoseria si sta costruendo, siamo votate alla vittoria – dice ridendo – quindi aumenterà in proporzione il numero dei tifosi.

So che seguite anche gli amatori? E le altre categorie?

Certo. Sabato siamo andate in una decina a vedere la partita degli amatori contro il Crema nuova. Ma siamo andate anche a veder giocare i pulcini allenati dal nostro mister, e qualche partita della prima squadra. Facciamo parte dell’associazione, quindi ci sembra giusto sostenere i nostri compagni. E poi abbiamo sempre da imparare.

Cosa ti piace dell’associazione sportiva A.C. Crema 1908, di cui fai parte?

Un’ associazione unica. Unica perché impegnata su più fronti, unica perché ha davvero a cuore lo sport, sia come disciplina che come mezzo per far crescere la società, tutta. Il progetto di Sportabilità di cui è partner il Crema 1908 è bellissimo, come lo è la squadra dei non vedenti. Per la prima volta in un’associazione siamo tutte a nostro agio e ci sentiamo finalmente parte di una grande famiglia.

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