A.C. CREMA 1908 NON VEDENTI, A SCUOLA OLTRE IL PREGIUDIZIO
Lunedì 24 settembre una delegazione dell’A.C. Crema 1908 non vedenti ha tenuto una lezione nella classe quinta della scuola primaria di Santa Maria della Croce per trattare il tema dell’inclusione sociale e far conoscere la realtà del calcio al buio. Cantoni e Premoli: «Esperienza positiva che ci fa sperare in un domani migliore»
CREMA- Lo stupore negli occhi, il fare agitato e contento, la voglia di chiedere insistentemente ed il desiderio di capire fino in fondo. C’era questo e molto altro, lunedì 24 settembre nella classe V della Scuola Primaria di Santa Maria della Croce, dove una delegazione dell’A.C. Crema 1908 non vedenti, società appartenente alla FISPIC (Federazione Italiana Sport Paralimpici Ipovedenti e Ciechi), si è recata per raccontare la propria esperienza di vita e di sport. Nell’ambito del progetto “Nati per essere unici”, coordinato dalle insegnanti Stefania Stagni, Antonella Proietto e Patrizia Severgnini, avente come tematica portante l’inclusione sociale, i bambini hanno svolto, con un approccio interdisciplinare, diverse attività per comprendere che, nonostante le difficoltà, con la forza e la tenacia si possono raggiungere traguardi importanti. Lo hanno dimostrato gli atleti della formazione nerobianca, conquistando il titolo di Campioni d’Italia e classificandosi terzi al torneo internazionale di Amburgo, in Germania.
Dopo la visione di un filmato che li ha introdotti nella straordinaria realtà del calcio al buio, i piccoli alunni, con stupore, hanno cercato di capire le regole del gioco. Così, facendo girare tra i banchi un pallone sonoro e delle bende, hanno capito cosa significhi orientarsi a luci spente, con l’aiuto del tatto e dell’udito. Dallo sport alla loro quotidianità, i calciatori hanno spiegato con il sorriso sulle labbra le difficoltà che una disabilità porta con sé, facendo, però, capire ai bimbi che non bisogna arrendersi. Bisogna, al contrario, sempre correre verso un obiettivo con grinta e determinazione.
In un clima di assoluta tranquillità, le differenze erano nulle, fino a quando qualcuno ha sollevato il problema: «Ma vi siete sempre sentiti accettati dai vostri amici?». Una domanda come le altre, ma che ha spalancato la porta ad una verità non sempre facile. È stato Davide Cantoni a rispondere: «Potrei rispondere di sì per dirvi che il mondo nel quale viviamo è sempre bello. Ma vi direi una falsità: l’ignoranza oggi esiste, il diverso oggi fa ancora paura». Una risposta nuda e cruda, che ha, però, permesso ai bambini di abbattere anche quella minima diffidenza che ancora si leggeva nei loro occhi. «Ma tu non sei diverso, – hanno detto in coro – noi non vorremmo mai escludere un nostro compagno cieco». Poi, tastando i disegni in Braille, si sono sentiti più vicini che mai ad un mondo, fino a pochi istanti prima, lontano e sconosciuto.
Una classe eterogenea è stata capace di cogliere da questa lezione un importante insegnamento: le diversità non sono un limite. Ne sono convinti anche i due giovani portieri vedenti dell’A.C. Crema 1908, che hanno raccontato il valore aggiunto di un’esperienza sul campo con i calciatori ciechi. «Stare sul campo insieme a loro – spiegano Angelo Timpano e Riccardo Locatelli – è meraviglioso ed indispensabile, per capire che, anche dopo un grave incidente, si può costruire qualcosa di unico ed inimitabile».
Normalità e grandezza convivono nell’A.C. Crema 1908 non vedenti, al fine di vincere. Non una coppa, ma le paure ed i limiti. «Siamo una realtà eterogenea – afferma il dirigente accompagnatore Stefano Sesini – ma credo che oggi tutti gli atleti siano riusciti a far capire che giocare a calcio rientra nella loro quotidianità. Proprio come nella quotidianità dei bambini che li ascoltavano. E penso questo sia un primo passo per spiegare che la diversità è negli occhi di chi guarda. Sono forti perché, al netto delle coppe che hanno alzato ed alzeranno, combattono in un mondo non sempre pronto ad accoglierli, con la serenità di chi sa di valere, nonostante tutto e nonostante tutti».
L’ingenuità, la bontà, lo stupore e quel pizzico di curiosità dei bambini hanno fatto colpo anche sui difensori della squadra. «Lo stupore che oggi abbiamo visto negli occhi dei bambini, mentre raccontavamo le nostre storie di vita e di sport, ci fa sperare in futuro diverso». Un futuro in cui ciascuno possa godere della libertà di essere se stesso, senza il timore di essere giudicato.