A.C. CREMA 1908 NON VEDENTI AL CONVEGNO IN UNIVERSITÀ CATTOLICA TRA GLORIOSE VITTORIE E NUOVE SFIDE
L’A.C. Crema 1908 non vedenti ha partecipato al convegno dal titolo “Lo sport paralimpico fra emozione e prestazione”, organizzato dall’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli, che si è tenuto sabato 17 novembre all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Crema, 19 novembre 2018 – Coraggio, determinazione e tanta emozione. Sono stati questi i protagonisti indiscussi dell’open workshop, dal titolo “Lo sport paralimpico fra emozione e prestazione”, organizzato dall’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano nell’ambito del Master in “Sport e Intervento Psicosociale”, che si è tenuto sabato 17 novembre presso l’ateneo milanese, cui ha preso parte anche una delegazione dell’A.C. Crema 1908 non vedenti.
Dopo una breve introduzione di carattere tecnico, Domenico Cavallotto, detto Nico, guidaretroporta della formazione nerobianca, ha guidato i presenti alla scoperta del calcio al buio, sottolineando l’importanza di una presa di consapevolezza della disciplina da parte di tutti, disabili e normodotati. «Sono felice di poter raccontare la nostra esperienza umana e sportiva, perché penso che ciò possa servire a far conoscere meglio la nostra realtà, troppo spesso percepita come straordinaria». Un Campionato Italiano vinto, conquistato e meritato, non ha fatto montare la testa ai calciatori dell’A.C. Crema 1908 non vedenti: «Non può essere un titolo italiano, seppur duramente conquistato, a modificare la nostra concezione: questi ragazzi non fanno nulla di straordinario, semplicemente giocano a calcio, dopo aver trovato la loro normalità».
Di normalità cercata, sperata, rincorsa e ritrovata ha parlato anche la paraclimber Eleonora Delnevo, divenuta paraplegica proprio mentre praticava lo sport che le ha rubato il cuore. «L’ arrampicata era la mia passione ed è rimasta tale anche dopo l’incidente. Ricordo il dolore e la paura che ho provato dopo la caduta, ma non ho mai pensato, neanche per un secondo, di allontanarmi dallo sport che amo». Ha ritrovato la sua normalità su una quattroruote, la stessa che oggi la conduce ai piedi di una montagna per raggiungere le vette più alte. Sui monti e nella vita.
Sfreccia a bordo di una sedia a rotelle e fa centro. O, per meglio dire, canestro. Vive di agonismo e passione, oltre i limiti, anche Adolfo Berdun, capitano della Briantea 84, squadra di basket in carrozzina di serie A1, e della Nazionale Argentina, potendo contare oltretutto su un buon numero di tifosi. La Briantea 84 oggi vince e conquista i cuori di tante persone, anche grazie all’importante lavoro di comunicazione attuato dalla responsabile Silvia Galimberti. Lo raccontano entrambi durante il convegno, pur dichiarando di avere priorità diverse: «Il sostegno del pubblico mi dà forza, ma a me interessa vincere, anche con il palazzetto vuoto» ironizza Berdun. «Per me, invece, è importante catturare l’attenzione dei tifosi, a prescindere dagli aspetti tecnici» ribatte la Galimberti. Diverse visioni si danno la mano per raggiungere un obiettivo condiviso: vincere. Dentro e fuori dal campo per regalare emozioni.
Le stesse che prova a raccontare ogni giorno Claudio Arrigoni, giornalista della Gazzetta dello Sport e del Corriere della Sera, accarezzando con le parole esperienze di vita coraggiose e, a tratti, ruvide. Ma vissute sempre al massimo. Oltre i muri, i pregiudizi e gli ostacoli, per raggiungere le stelle.
Emozioni e prestazioni convivono nello sport per garantire uno spettacolo degno di nota. Ha provato a spiegarlo anche Maurizio Bonioli, allenatore dell’A.C. Crema 1908 non vedenti, che, dopo aver trascorso una vita sui campi da calcio con i normodotati, si è detto orgoglioso di allenare i calciatori ciechi. Perché, come gli altri intervenuti, danno vita a sfide che sanno di coraggio e dignità. Oltre ogni limite.