CREMA CLUB, L’INTERVISTA A RICCARDO LACCHINELLI
La tessera numero zero del club dei tifosi nerobianchi donata a Riccardo Lacchinelli, figlio del grande presidente Noris: “Mio padre ne sarebbe orgoglioso, ha fatto tanto per questa società”
La tessera numero zero del neonato Crema Club è stata donata, domenica 13 ottobre prima del match al Voltini tra i nerobianchi e il Sasso Marconi, a Riccardo Lacchinelli. Figlio dell’imprenditore e presidente del Crema a partire dal 1983, Noris Lacchinelli, Riccardo ha ricordato la grande passione calcistica del padre e la storica promozione ottenuta nel campionato interregionale nella stagione 1985-1986. Poi l’addio dopo un decennio di successi e la scomparsa nel dicembre 2016. Riccardo ha ritirato la tessera durante la cerimonia organizzata dalla tifoseria del Crema. Erano presenti i dirigenti e il presidente Enrico Zucchi.
Noris Lacchinelli è il nome di un uomo che tanti cremini si portano nel cuore.
“Ringrazio il Crema Club e l’AC Crema 1908 per lo splendido pensiero. Sicuramente a mio padre avrebbe fatto molto piacere. Ne sarebbe stato orgoglioso. Il Crema ha rappresentato per lui una grande passione che lo ha accompagnato in un periodo molto importante e pieno di stimoli. Ha dato l’anima per questa società e per questa maglia. A me hanno donato la tessera numero zero ma sul piano morale la vera tessera, l’unica che conta, è stata donata a mio padre. È bello che quello che ha fatto per il calcio cittadino, anche a distanza di anni, venga riconosciuto”.
Che sentimenti provava suo padre per il calcio?
“Amava il calcio in tutti suoi aspetti. Sia quelli relativi alla vita del campo e della competizione sia quelli organizzativi e manageriali. Ma appena poteva era con i suoi giocatori, impegnato a sostenerli nelle sfide che si disputavano la domenica. Ricordo partite memorabili al Voltini che viveva da protagonista, senza risparmiarsi e tifando con passione per il suo Crema”.
Quali sono gli obbiettivi più importanti che ha raggiunto?
“Sicuramente per lui è stata motivo di grande soddisfazione la promozione nel campionato interregionale. Ma la sua gestione è stata caratterizzata anche da un altro successo: il trofeo Dossena ha fatto un salto di qualità diventando un torneo prestigioso a livello nazionale e internazionale. Mio padre ha certamente dato un contributo perché avvenisse questa evoluzione”.
Quali erano le sue priorità da presidente di una società di calcio?
“Amava vincere e amava le grandi prestazioni agonistiche. Il suo interesse era focalizzato sulla prima squadra. Ma non solo. Il Crema di quegli anni riservava sempre una notevole attenzione al settore giovanile e questo per una sua esplicita volontà. Ricordo la storia di Alessio Tacchinardi che militava nel Crema e venne selezionato dall’Atalanta prima di approdare alla Juventus. Mio padre era convinto che diventasse un grande campione. Come poi è avvenuto. Considerava il Crema come un luogo di crescita e di progresso per i ragazzi che si cimentavano nella disciplina calcistica”.
Che cosa penserebbe suo padre del Crema di oggi?
“Sarebbe sicuramente molto felice dei risultati raggiunti durante la gestione del presidente Enrico Zucchi che ha finalmente riportato il Crema ad alti livelli. Oggi il Crema è una società che dimostra di voler fare cose importanti sul piano sportivo e sociale Alcuni dei progetti, come la squadra dei non vedenti, rivelano una sensibilità non comune nel mondo del calcio”.