ALLIEVI REGIONALI ELITE – LE SFIDE DI MISTER CARERA

ALLIEVI REGIONALI ELITE – LE SFIDE DI MISTER CARERA

«Mantenere categoria e portare i giovani in Serie D»

 

«In campo saremo in 12. Io do fiducia ai ragazzi e loro mi ripagano nello stesso modo. È così che vivo il mio ruolo di allenatore». Stefano Carera, 26 anni, ex calciatore delle giovanili del Pergocrema dove ha militato nella Berretti, guiderà nella stagione 2021-22 il gruppo degli Allievi Regionali Elite. Il suo staff è costituito dal collaboratore Sergio Mucina, dal preparatore dei portieri Luca Ziglioli e dal dirigente Roberto Dedè.

 

Una laurea in economia all’Università Cattolica, triennale e magistrale, Carera ha conseguito la patente Uefa C iniziando il percorso da allenatore con la Polisportiva Madignanese prima di lavorare tre anni con la Pergolettese e di approdare alla società di via Bottesini. Qui gli è stato affidata la squadra che affronterà uno campionato molto competitivo con un gruppo che riunisce ragazzi del cremasco, del cremonese, del lodigiano e del milanese.

 

Mister, vi aspetta un campionato di alta levatura.

«Abbiamo attivato un reclutamento che va ben oltre i confini classici del territorio. Non può essere diversamente. Il campionato sarà molto duro ed il Crema, ormai, rappresenta una società capace di attrarre giocatori anche dalle province confinanti. La società mette a disposizione i pulmini per consentire agli atleti di allenarsi con regolarità. Un servizio utile che permette di costruire rose più competitive e che fa solo il bene dei ragazzi perché quando il livello si alza tutti ci guadagnano. I giocatori hanno la possibilità di crescere superando i propri limiti».

 

Come valuta la categoria Allievi Regionali Elite?

«Gli Allievi, insieme alla categoria Juniores, rappresentano le tappe del percorso che più si avvicinano al calcio dei grandi. Qui la classifica inizia a contare. Bisogna fare risultato e ottimizzare la prestazione anche se, il Crema, non penalizza mai il lavoro propedeutico al miglioramento tattico e tecnico dei giocatori. L’obiettivo di mantenere la categoria è prioritario ma deve procedere in equilibrio con l’attenzione costante alla maturazione dei ragazzi. Anche perché il vero obbiettivo è sviluppare i talenti per la prima squadra».

 

Quali sono le difficoltà maggiori nella gestione del gruppo?

«Il punto dirimente, soprattutto in un campionato di questo calibro, è riuscire ad entrare in sintonia con i ragazzi. Il traguardo è creare un gruppo forte, unito, integro. Qui la testa fa la differenza. Serve la mentalità corretta. E per costruirla sono fondamentali elementi come l’ordine nella vita privata, la serietà a scuola, il rispetto della famiglia, la dedizione in campo. Il Crema esamina le pagelle dei ragazzi proprio per verificare la solidità morale dei giocatori. Chi ha questa mentalità riesce a dare un contributo efficace per formare un gruppo capace di resistere alla pressione o alle situazioni di inferiorità che possono evidenziarsi in campo».

 

Come interpreta il ruolo di mister?

«Mi considero un allenatore e un amico. I ragazzi con i membri dello staff possono parlare di tutto ciò che vogliono. Possono anche scherzare. Voglio un ambiente libero, sereno, responsabile e non ossessionato dai risultati come peraltro sollecita la nostra dirigenza. I ragazzi devono divertirsi. Ma non si transige sul rispetto delle regole. Pretendo correttezza verso gli adulti, la società e tutto l’ambiente. Dentro e fuori dal campo vogliamo persone che sappiano come comportarsi».

 

Quali devono essere le priorità per i suoi ragazzi?

«Prima la famiglia e la scuola. Subito dopo lo sport e quindi il Crema. I miei ragazzi sono atleti a tutti gli effetti. Si allenano tre volte alla settimana più le partite. In questa fase anche tutti i giorni. Non reggi sulla lunga distanza se non hai il giusto rigore. Il gruppo, finora, sta mostrando segnali positivi. Sono ragazzi educati, con voglia di lavorare, pronti ad impegnarsi. Ci sono tutte le condizioni per fare un percorso di crescita».

 

Quale è il rapporto tra il settore giovanile e la prima squadra?

«Allievi e Juniores guardano alla prima squadra considerandola, ed è naturale che sia così, il punto di approdo del loro cammino. La sentono molto vicina e non è raro che seguano gli allenamenti. Il Crema, in merito al settore giovanile, ha una filosofia vincente. È la società stessa a far capire che gli step si possono bruciare. Se un giocatore che milita negli allievi merita, è legittimato ad entrare nell’orbita della prima squadra. È già successo. La formazione della Serie D, in questa prospettiva, funziona da traino sia sul piano agonistico sia sul piano del comportamento morale».

 

Quale è il suo obbiettivo?

«Mantenere la categoria, come ho già detto, ma soprattutto portare il maggior numero possibile di ragazzi in prima squadra. Per questo motivo c’è un confronto continuo all’interno dello staffe tra i diversi staff. Il dialogo costituisce un metodo di lavoro mutuato dalle società professionistiche. Al centro c’è sempre la crescita del ragazzo. La valutazione è a 360 gradi e, come ci ha insegnato il nostro responsabile Carlo Piraino, deve sempre comprendere un numero elevato di fattori. Il fisico, per esempio, per noi non è così qualificante pur essendo un aspetto rilevante. Il calcio è uno sport che richiede una grande confidenza con un attrezzo: il pallone. Controllo, fantasia, creatività, rapidità nelle decisioni, intelligenza di gioco, carattere e determinazione. Sono molte le prerogative che devono essere colte, sviluppate e condotte a maturazione».

 

Quali sono gli esempi che la ispirano nel suo lavoro?

«Josep Guardiola, sicuramente, per la capacità di far sempre prevalere il gioco fondato sul possesso  e sulla ricerca del gol. Sul campo prediligo partite a tema, esercizi con obiettivo, situazioni che prevedono sempre il pallone in mezzo ai piedi. Mai nulla di fisso, statico o senza avversari. Non sarebbe credibile né istruttivo».

 

Il Crema offre l’unica Scuola Calcio Elite del territorio cremasco. Come giudica il risultato?

«Rappresenta una straordinaria opportunità di crescita per i membri degli staff oltre che per i giocatori perché sono richieste sedute periodiche di allenamento con i responsabili del centro tecnico Figc. Il livello è alto e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Si vogliono fare le cose per bene. Vogliamo migliorare. Sempre. È l’impostazione del nostro presidente, Enrico Zucchi, che agisce con una chiara finalità. Poter guardare un giovane di valore negli occhi e dirgli, con la coscienza a posto, che può meritarsi un posto nella quarta serie del calcio italiano. Qui è davvero possibile».

 

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